Racconti

15.6 min
«Sono vicino ai 93 anni, mia sorella ne ha 94 ed è ancora viva. Mio padre faceva il bracciante al mercato ortofrutticolo, ed erano socialisti». Zerlino Boscolo Marchi è l’ultimo esponente della Resistenza di Sottomarina ancora in vita. Datosi alla macchia per evitare la deportazione in Germania, ha attraversato il secolo lavorando e impegnandosi per la giustizia sociale. Un documentario di 15 minuti -prodotto dal comitato ANPI di Chioggia- ne racconta la vita, il pensiero, la famiglia, le speranze: presentazione e prima proiezione a palazzo Grassi in Chioggia (riva Vena 1281) giovedì 25 Aprile 2019 alle ore 18, nella ricorrenza della Liberazione dal nazifascismo. Idea e soggetto: Enrico Veronese. Regia e montaggio: Francesco Zennaro. Musiche originali: Fiorenzo Fuolega.
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3.7 min
Guido Bodrato unisce, attraverso un episodio avvenuto in modo inusuale nella Piazza Rossa di Mosca, il ricordo di Giorgio La Pira e di Piero Ostellino. Materiale raccolto ed elaborato da Silvia Tirtei e Roberto Destefanis
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24.3 min
Nell'autunno 1944, sui monti fra Gussago e la Valtrompia, era giunto un distaccamento della 122° Brigata Garibaldi. I partigiani credevano in una possibile insurrezione generale nelle città prima dell'arrivo dell'inverno. Negli stessi luoghi imperversava anche la banda Sorlini, fascista della prima ora particolarmente fanatico, sanguinario e protetto dall'allora questore di Brescia Candrilli e dagli occupanti nazisti. L'incontro fortuito fra i due gruppi a Sella dell'Oca generò 3 caduti nelle file partigiane: Sandro Moretti, caduto in battaglia, Mario Bernardelli di Chiari e Giuseppe Zatti di Iseo, fucilati il giorno dopo. Guerino Dalola è un profondo conoscitore della lotta di liberazione dal fascismo a Brescia e provincia e racconta i fatti da ricercatore e da testimone diretto del clima di quegli anni.
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8.9 min
LA COERENZA E’ NEL SANGUE Angelo Marello è nato a S. Stefano Belbo il 13 Aprile 1934 E’ l’unico figlio nato a S. Stefano B. da una famiglia autenticamente antifascista. Il fratello Stefano è nato a Vesime Bormida, perché in quei tempi era prassi locale fare nascere i figli nella casa paterna. In pieno regime fascista la sua famiglia è stata costretta ad emigrare a causa del beghinismo che con la calunnia infieriva su un nucleo famigliare, serenamente sposato, ma solo con il rito civile. Il rifiuto del padre a far partecipare i suoi figli al volere del regime (sabato fascista) e a non volere iscrivere il figlio Angelo ai piccoli balilla, provocò alla famiglia molti guai, e……..
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8.5 min
LA COERENZA E’ NEL SANGUE Angelo Marello è nato a S. Stefano Belbo il 13 Aprile 1934 E’ l’unico figlio nato a S. Stefano B. da una famiglia autenticamente antifascista. Il fratello Stefano è nato a Vesime Bormida, perché in quei tempi era prassi locale fare nascere i figli nella casa paterna. In pieno regime fascista la sua famiglia è stata costretta ad emigrare a causa del beghinismo che con la calunnia infieriva su un nucleo famigliare, serenamente sposato, ma solo con il rito civile. Il rifiuto del padre a far partecipare i suoi figli al volere del regime (sabato fascista) e a non volere iscrivere il figlio Angelo ai piccoli balilla, provocò alla famiglia molti guai, e……..
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7.0 min
LA COERENZA E’ NEL SANGUE Angelo Marello è nato a S. Stefano Belbo il 13 Aprile 1934 E’ l’unico figlio nato a S. Stefano B. da una famiglia autenticamente antifascista. Il fratello Stefano è nato a Vesime Bormida, perché in quei tempi era prassi locale fare nascere i figli nella casa paterna. In pieno regime fascista la sua famiglia è stata costretta ad emigrare a causa del beghinismo che con la calunnia infieriva su un nucleo famigliare, serenamente sposato, ma solo con il rito civile. Il rifiuto del padre a far partecipare i suoi figli al volere del regime (sabato fascista) e a non volere iscrivere il figlio Angelo ai piccoli balilla, provocò alla famiglia molti guai, e……..
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6.3 min
Il Partigiano "John" Angelo Carmine racconta un fatto avvenuto nel periodo della Resistenza
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4.8 min
Pietro Berutti Comandante Partigiano "Gino" racconta dell'azione del suo gruppo alla Torretta di San Donato
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8.0 min
Vittoria Rocca nasce il 19 luglio 1925 a Torino da Carlo Rocca di Incisa Belbo e Caterina Curzel. E’ la secondogenita di una famiglia numerosa e benestante che vive nel quartiere di San Salvario, in via Madama Cristina. Il padre è direttore di Banca e la madre, nata in Germania a Bonn, si è trasferita in giovane età prima in Trentino e poi a Torino. Vittoria frequenta il liceo classico Alfieri, e coltiva le sue passioni, la lettura e la montagna. In inverno scia e d’estate inizia a dedicarsi con buoni risultati all’alpinismo. Insieme allo zio materno, con cui poi condividerà l’esperienza della guerra di liberazione, si cimenta in gite che sconfinano sempre più in arrampicate e salite in alta quota e frequenta quegli ambienti dove l’antifascismo è presente anche se non ancora strutturato. Nel ’43 entra a far parte della Divisione Autonoma Sergio De Vitis che opera in Val Sangone; è responsabile dei collegamenti logistici e operativi tra la Brigata Sandro Magnone, all’interno della quale è inquadrata col grado di tenente, e il resto del Piemonte. Nel ’44, a Torino, viene individuata dalla Gestapo per la sua attività antifascista ma riesce a sottrarsi all’arr
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4.4 min
Vittoria Rocca nasce il 19 luglio 1925 a Torino da Carlo Rocca di Incisa Belbo e Caterina Curzel. E’ la secondogenita di una famiglia numerosa e benestante che vive nel quartiere di San Salvario, in via Madama Cristina. Il padre è direttore di Banca e la madre, nata in Germania a Bonn, si è trasferita in giovane età prima in Trentino e poi a Torino. Vittoria frequenta il liceo classico Alfieri, e coltiva le sue passioni, la lettura e la montagna. In inverno scia e d’estate inizia a dedicarsi con buoni risultati all’alpinismo. Insieme allo zio materno, con cui poi condividerà l’esperienza della guerra di liberazione, si cimenta in gite che sconfinano sempre più in arrampicate e salite in alta quota e frequenta quegli ambienti dove l’antifascismo è presente anche se non ancora strutturato. Nel ’43 entra a far parte della Divisione Autonoma Sergio De Vitis che opera in Val Sangone; è responsabile dei collegamenti logistici e operativi tra la Brigata Sandro Magnone, all’interno della quale è inquadrata col grado di tenente, e il resto del Piemonte. Nel ’44, a Torino, viene individuata dalla Gestapo per la sua attività antifascista ma riesce a sottrarsi all’arr
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8.1 min
Vittoria Rocca nasce il 19 luglio 1925 a Torino da Carlo Rocca di Incisa Belbo e Caterina Curzel. E’ la secondogenita di una famiglia numerosa e benestante che vive nel quartiere di San Salvario, in via Madama Cristina. Il padre è direttore di Banca e la madre, nata in Germania a Bonn, si è trasferita in giovane età prima in Trentino e poi a Torino. Vittoria frequenta il liceo classico Alfieri, e coltiva le sue passioni, la lettura e la montagna. In inverno scia e d’estate inizia a dedicarsi con buoni risultati all’alpinismo. Insieme allo zio materno, con cui poi condividerà l’esperienza della guerra di liberazione, si cimenta in gite che sconfinano sempre più in arrampicate e salite in alta quota e frequenta quegli ambienti dove l’antifascismo è presente anche se non ancora strutturato. Nel ’43 entra a far parte della Divisione Autonoma Sergio De Vitis che opera in Val Sangone; è responsabile dei collegamenti logistici e operativi tra la Brigata Sandro Magnone, all’interno della quale è inquadrata col grado di tenente, e il resto del Piemonte. Nel ’44, a Torino, viene individuata dalla Gestapo per la sua attività antifascista ma riesce a sottrarsi all’arr
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1.9 min
Una cena in famiglia particolare, data la situazione. In una cascina si trovano tre fratelli: il primo fascista di un certo rilievo, il secondo partigiano in visita alla famiglia, poi la sorella molto religiosa. Conclude il gruppo un giovane che nella cascina ha trovato un nascondiglio. Intervista in piemontese sottotitolata in italiano. Intervista di Margherita Ronco. Tecnico di ripresa: Mario Collazuol. Montaggio di Roberto Destefanis
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5.8 min
Partigiano Aldo Giacomini. Alle origini di una scelta. La giovinezza in una famiglia antifascista perseguitata dal regime. "Nato il 29 novembre 1925 a Campione del Garda, dove il padre socialista si era trasferito da Belprato con la famiglia per mettersi al riparo dalle ritorsioni dei fascisti sabbini, il diciottenne Aldo si ribellò ai nazifascisti disertando e, spinto da un giovanile desiderio di libertà, si nascose con due amici sui monti di Provaglio Valsabbia per tirar sassi e qualche fucilata, patendo fame e freddo, durante l’inverno del 1943. Ricevuto il consiglio di allontanarsi dalla zona dove si era fatto troppo notare, nella primavera del 1944 scese nelle vicinanze della città e, con falsi documenti di lavoratore dell’organizzazione tedesca Todt, entrò a far parte del Gruppo mobile della Brigata Fiamme Verdi “X Giornate” la cui attività consisteva principalmente in attentati, sabotaggi e quelle che lui chiama beffe ai nemici: recuperi di armi e munizioni, mezzi di trasporto, vestiario e viveri; una sorta di guerriglia che aveva lo scopo di sfiancare con azioni di disturbo i nazifascisti. Dopo la liberazione della città, il 9 maggio 1945 consegnò le armi. A d
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19.0 min
Dalmata di Zara, Gino Bambara ha partecipato alla seconda guerra mondiale sui fronti greco e jugoslavo. Dopo l'armistizio, si è unito alla resistenza antinazista, combattendo con i partigiani jugoslavi. Prima parte: Dall'arruolamento nell'esercito fascista nel febbraio 1941 all'8 settembre 1943.
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4.2 min
"Nato il 29 novembre 1925 a Campione del Garda, dove il padre socialista si era trasferito da Belprato con la famiglia per mettersi al riparo dalle ritorsioni dei fascisti sabbini, il diciottenne Aldo si ribellò ai nazifascisti disertando e, spinto da un giovanile desiderio di libertà, si nascose con due amici sui monti di Provaglio Valsabbia per tirar sassi e qualche fucilata, patendo fame e freddo, durante l’inverno del 1943. Ricevuto il consiglio di allontanarsi dalla zona dove si era fatto troppo notare, nella primavera del 1944 scese nelle vicinanze della città e, con falsi documenti di lavoratore dell’organizzazione tedesca Todt, entrò a far parte del Gruppo mobile della Brigata Fiamme Verdi “X Giornate” la cui attività consisteva principalmente in attentati, sabotaggi e quelle che lui chiama beffe ai nemici: recuperi di armi e munizioni, mezzi di trasporto, vestiario e viveri; una sorta di guerriglia che aveva lo scopo di sfiancare con azioni di disturbo i nazifascisti. Dopo la liberazione della città, il 9 maggio 1945 consegnò le armi. A distanza di due anni e mezzo giunse il riconoscimento della qualifica di partigiano combattente relativamente al periodo 1 marzo 19
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