Bellomarini Irene

 
Bellomarini Irene

nato nel 1923
Roma

5 Racconti

6.8 min
A Tarquinia Irene e il marito hanno venduto un negozio ma all’atto della vendita, facendo le cose alla buona, diede solo una piccola parte del denaro. E il resto tardava ad arrivare. Finchè Irene non si accorse che l’acquirente si era innamorato e le avrebbe dato i soldi se lei fosse andata a letto con lui. Ma Irene era fedele al marito e i soldi andarono perduti. A Tarquinia avevano comprato la televisione e un giorno passò il funzionario per controllare i pagamenti del canone. Messo tutto in regola, ripassò di nuovo per comunicare che avevano vinto cinque biciclette. La macchina non l’hanno mai comprata. Il marito aveva la bicicletta. A Roma Irene ha abitato prima a Giardinetti, in affitto, poi ha avuto la casa dell’Enasarco a Tor Tre Teste.
visualizzato 10528 volte
4.0 min
Si giocava a campana, le bambole erano di pezza reiempite di paglia. Ma i divertimenti non mancavano: si andava alle feste da ballo in piazza, a carnevale si facevano le feste in maschera ma si era sempre accompagnati dai genitori. Per la musica c’era sempre uno che suonava la fisarmonica oppure qualcuno aveva il giradischi. La mattina ci si alzava presto, appena giorno. D’inverno magari un po’ più tardi. Spesso d’inverno nevicava tanto che si trovava la porta bloccata. La madre era sempre preoccupata che Irene si bagnasse le calze perché le scarpe non c’erano, si portavano gli zoccoli. Irene così camminava scalza, senza i calzettoni grossi di lana e senza gli zoccoli. Gli zoccoli li intagliava il padre.
visualizzato 12369 volte
6.2 min
Si viveva benino perché ognuno aveva il suo pezzetto di terreno. C’era tutto: grano, la legna, granturco, fagioli… per la carne c’era il maiale che si macellava prima di Natale e ogni volta Irene ricorda un fuggi fuggi, padre compreso, per la pena che faceva il maiale. La colazione si faceva con le zuppe, il latte non c’era perché non avevano le mucche. A pranzo e a cena si mangiava la minestra. Si mangiava tutti insieme. La domenica era festa, vestiti bene e a messa. A Natale e alla Befana i regali erano poca roba: il padre dentro ad un buco dei ciocchi di legna, faceva trovare una castagna cotta. E per la Befana dentro i calzettoni faceva trovare un mandarino o una meletta. Pochi dolci: si faceva la pasta dolce con le noci e le mandorle, si faceva le pizze e lo strudel. Ma la cioccolata non c’era.
visualizzato 11877 volte
7.2 min
Irene raggiunse una delle sorelle a Roma che stava a servizio in casa dei proprietari di una fabbrica di confetti. Irene sbucciava le mandorle nell’acqua bollente. Andava a prendere il latte e in latteria incontrò un ragazzo di dieci più vecchio. Sulle prime Irene non voleva poi si sposarono. Era ancora tempo di guerra, niente vestito bianco solo un taierino. In paese c’erano i tedeschi, i partigiani… Irene partorì il primo figlio in montagna aiutata da una contessa che era rimasta bloccata nella casa di campagna. Furono un paio d’anni davvero brutti anche se per via del bambino a casa di Irene non successe nulla, anzi tutti cercavano di portarle qualcosa. Dopo l’armistizio, in un paesino vicino, i partigiani uccisero un tedesco e i tedeschi rastrellarono dieci uomini per rappresaglia: c’erano suo marito, il padre, il fratello e lo zio. Li lasciarono a casa della contessa per una settimana con la minaccia di ucciderli se fosse morto un altri militare tedesco. Poi dovettero scappare verso Fabriano e i dieci tornarono a casa.
visualizzato 12210 volte
4.9 min
A scuola in paese erano tanto pochi i bambini che si studiava in una classe unica. Ha frequentato solo fino alla terza elementare. Si imparava si e no a leggere e scrivere e quasi tutto si faceva in stampatello. Il grembiulino lo aveva cucito la mamma. Tornati a casa e finito i compiti, Irene andava in campagna a lavorare. La madre faceva tutto: tesseva le coperte, filava la lana e faceva i calzettoni. Faceva i materassi, aveva la macchina da cucire per fare i vestiti. Non c’erano negozi, l’unico era un negozietto che vendeva il sale e lo zucchero. E le ragazze si ricamavano il corredo, alla luce delle candele perché non c’era luce elettrica.
visualizzato 14832 volte